Autori: Charles Dickens, William Wilkie Collins, Elizabeth Cleghorn Gaskell, Adelaide Ann Procter
Titolo: La casa sfitta
Titolo originale: A House to Let
Traduzione di Camilla Caporicci, Valeria Mastroianni e Lorenza Ricci
Introduzione di Camilla Caporicci
Casa editrice: Jo March
Collana: Atlantide
pagine: 144
Prezzo: € 12,00
Data Pubblicazione: 28 giugno 2013
Trama: “Mute testimoni di relazioni umane, le mura di una casa custodiscono nel silenzio i segreti degli uomini che le hanno abitate. Eppure certe case hanno assorbito così profondamente il loro contenuto, che esso si palesa all’esterno in tutto il suo inquietante aspetto. Nido, o prigione? Quale mistero avvolge la casa sfitta che ossessiona la signora Sophonisba? Cosa si cela dietro le persiane scorticate e il fango che oscura i vetri dai quali nessuno parrebbe più affacciarsi? Due investigatori speciali tenteranno di mettere pace nel cuore della loro prediletta: il fedele Trottle e il premuroso Jarber si sfideranno a colpi di manoscritti, di senili e tenere scenate di gelosia, e di coraggiose sortite nella casa. Mettetevi comodi: un regista d’eccezione come Charles Dickens ha scritturato i migliori Autori sulla piazza per svelare, attraverso un intreccio impeccabile e una scrittura potente che lasciano semplicemente senza fiato, l’arcano della perturbante casa sfitta.”
RECENSIONE
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La casa sfitta è uno di questi suoi progetti, una sorta di contenitore – proprio come una casa sfitta sembra suggerire – da riempire di storie, scritte ciascuna da un autore diverso, con il suo personale stile e i suoi personaggi, variegati esempi di umanità. Il romanzo, o raccolta di racconti che dir si voglia, venne pubblicato per la prima volta nell’edizione natalizia della rivista «Household Words», diretta da Dickens.
Parliamo di raccolta di racconti perché, a parte l'introduzione, Al di là della strada, il capitolo Il rapporto di Trottle e l'epilogo, Finalmente affittata, possiamo benissimo considerare il racconto della Gaskell, Il Matrimonio di Manchester, quello di Dickens, Ingresso in Società e il breve poema della Procter, Tre sere nella casa, come delle storie indipendenti, costruite sì, seguendo un filo conduttore – il soggiorno per un breve periodo di tempo in 'quella' casa – ma che possono essere considerate degli stand-alone, al contrario del racconto di Collins, Il rapporto di Trottle, che richiama a sé tutti i fili della storia e, grazie al suo talento di scrittore sensazionalistico, riesce a sbrogliare la matassa dandoci un bandolo, un filo e anche una conclusione soddisfacente.

I due maestri della narrativa vittoriana costruiscono una cornice di mistero, forse anche un po' horror, per stuzzicare la curiosità del lettore. La signora Sophonisba, un'anziana benestante, si trasferisce a Londra prendendo in affitto una casa di fronte alla quale c'è, guarda caso, una casa sfitta. Sentendosi osservata da una misteriosa presenza nella casa e spaventata, la vecchia signora chiede al suo maggiordomo Trottle e al suo amico– nonché spasimante di sempre – Jarber di indagare. Nasce così una sorta di competizione fra i due uomini per cercare di accontentare la signora, con racconti che riguardano tutti gli inquilini del passato – e anche del presente – della casa misteriosa. Da qui i diversi racconti scritti separatamente da ciascuno degli autori coinvolti nel progetto.

Bertha, la protagonista del breve poema di Anne Adelaide Procter, Tre sere nella casa, viene costretta a prendersi cura del fratello Herbert, sacrificando così la sua stessa felicità e rinunciando all'uomo che ama. Gli uomini, però, si sa, sono egoisti, e quando Herbert si innamorerà, non penserà minimamente alla sorella e al sacrificio fatto per lui.
In punto di morte, poi, Herbert chiederà a Bertha di prendersi cura di sua moglie, la cui gioventù porterà via a Bertha il suo sogno di felicità: sarà infatti costretta a vedere proprio quell'uomo che amava e a cui ha rinunciato sposare la sua giovane e bella cognata.

Infine il racconto di Wilkie Collins, Il rapporto di Trottle e il conseguente epilogo, Finalmente affittata– scritto a quattro mani con Dickens – servono a svelare il mistero, con ritrovamenti, improvvise scoperte di legami di parentela e l'immancabile lieto fine, come d'obbligo nel romanzo vittoriano, con l'abilità caratteristica che Collins dimostra in ogni suo scritto.

Un progetto ambizioso, ma perfettamente riuscito, perché realizzato dalle più talentuose penne vittoriane, per un piccolo gioiellino che, come dicono Valeria Mastroianni e Lorenza Ricci di Jo March, "riempie i tasselli mancanti di un continente letterario sommerso".